Le ultime indiscrezioni sul mercato di riparazione

Visto che quest'anno il carbone in casa Juventus è arrivato con Babbo Natale grazie al bambino cattivo seduto in panchina e alle sue scempierie tecnico-tattiche, i tifosi bianconeri si attendono che almeno la Befana riservi loro qualche regalino nella calza appesa al caminetto del calcio mercato di gennaio.
La lista dei desideri è lunga, ma non c'è nulla che un pò di buona volontà non possa esaudire.
Senz'altro anche il tifoso più calmo, affezionato e paziente al mondo, vacillerebbe davanti alla prospettiva di veder indossare, almeno fino alla conclusione del campionato, la maglia della propria squadra del cuore a gente del calibro di Tiago, Molinaro e De Ceglie.
Gennaio pertanto, se non lo è per i patiti del giardinaggio, è il mese adatto per sfoltire le rose per i dirigenti di calcio.
Dei tre cedibili, Molinaro sembra essere il più indiziato a lasciare la truppa juventina. Su di lui sembra scemato l'interesse di Napoli e Roma ma, proprio in virtù degli apprezzamenti passati espressi da Spalletti, pare d'attualità una sua prossima partenza per i gelidi lidi di San Pietroburgo.
Per De Ceglie pare oramai tramontata l'ipotesi di trasferirsi alle pendici del Vesuvio, mentre Tiago stenta a trovare estimatori (ne comprendiamo benissimo le ragioni), anche in virtù di uno stipendio oltre i limiti di spesa di molte società e francamente visto il rapporto qualità/prezzo non possiamo certo dargli torto.
Capitolo acquisti. Con Hiddink quantomeno in fase di allaccio trattative le operazioni in entrata sono al momento congelate. Sicuramente i bianconeri hanno bisogno di un terzino e Rafinha sembra il nome intorno al quale gira il mercato di riparazione. Il giocatore non costa pochissimo (8 milioni almeno) ma garantisce spinta e qualità. Inoltre è di queste ore la notizia riguardante un suo mancato rientro dai giorni di permesso non giustificato alla società. Quanto accaduto potrebbe creare i presupposti per un dissidio tra le parti e la Juventus è alla finestra in attesa di sanzioni e possibili sviluppi su cui poter intervenire.
Altro nome caldo quello di D'Agostino. Il regista tanto cercato quest'estate torna di moda. Intorno alla trattativa le solite smentite di rito, ma qualcosa in pentola potrebbe bollire anche e soprattutto se il caso Ledesma/Lazio dovesse protrarsi per le lunghe e l'argentino non fosse possibile tesserarlo entro la fine di gennaio.
Galloppa del Parma e Kacar dell'Herta Berlino sono i nomi dell'ultima ora ma paiono più giocatori in prospettiva estiva che effettivi rinforzi di metà campionato.
Capitolo prestiti. La Juventus, anche per l'ottimo lavoro svolto in questi ultimi anni sul proprio vivaio, ha fior fiore di giocatori in giro per l'Italia e che potrebbero rientrare alla base. Anche in questo caso però si parla di giugno. Giocatori del calibro di Palladino (soprattutto se arriva Hiddink), Criscito, Lanzafame e Mirante sarebbero validissime alternative in rosa anche se per gli ultimi due è più ipotizzabile una loro cessione definitiva al Parma nell'ambito dell'operazione Galloppa. Paolucci invece potrebbe rientrare a Torino. Il ragazzo ovunque è andato ha fatto bene ed oltre a servire come ottimo rincalzo, andrebbe a ringiovanire un reparto avanzato che certamente non si distingue per essere una covata di ragazzini.

Clamoroso, Hiddink avrebbe già firmato per la Juventus!

Se la notizia trapelata da Amsterdam corrispondesse al vero, dai primi giorni di Gennaio la Juventus avrebbe, finalmente!, un nuovo allenatore. Guus Hiddink.
Fonti ben informate danno per certa la chiusura dell'accordo tra le due parti, agevolata dalla rescissione del contratto che legava il santone olandese alla Federazione russa. Hiddink comincerebbe il suo lavoro i primi giorni di gennaio in contemporanea con il rientro della squadra da Jeddah.
Si tratterebbe di un sodalizio per i prossimi 30 mesi, simile a quello stipulato con Roberto Bettega del quale si intravede la longa manus dietro l'operazione.
Ovviamente viene mantenuto il massimo riserbo su tutta l'operazione, per cui non resta che attendere e vedere se i botti di fine anno per la Juventus esploderanno con qualche giorno di ritardo.

Diretta della conferenza stampa di Roberto Bettega

Seguite in diretta sul sito di Tuttosport la diretta scritta della conferenza stampa di presentazione di Roberto Bettega quale nuovo Vice Drettore Generale della squadra bianconera

Ripresa la stagione. Maddaloni, Melo e l'aria pesante

Riprende la stagione agonistica bianconera. Inizierà stamattina con il raduno della squadra a Vinovo in vista della partenza di per Jeddah, dove al caldo del deserto saudita Del Piero e soci affronteranno in amichevole l'Al-Itthiad, proseguirà alle 12:30 con la presentazione del nuovo "vice" Direttore Generale Roberto Bettega  
Nel frattempo, per non farsi mancare proprio nulla in questi giorni di abbuffate natalizie, ci sono da registrare le interviste di Massimiliano Maddaloni l'esperto di tattica (ahahahaha!!) di Ciro Ferrara e di Felipe Melo.
Il primo, in un intervista rilasciata al quotidiano Il Tirreno e ripresa da Tuttosport respinge le troppe critiche rivolte alla squadra in quest'ultimo periodo, lamentandosi di come Leonardo ed il Milan invece, nonostante siano solo un punto sopra la Juventus non vengano minimamente sfiorati dai giudizi trancianti ricevuti a Torino.
Maddaloni ha la memoria corta o finge di non rammentare. Ad inizio campionato Leonardo fu massacrato dalla stampa e dalla critica ed il Milan viaggiava a tutta velocità verso una stagione tra le più tristi della sua storia. Poi il buon Leo ebbe l'accortezza e l'umiltà di capire che per uscire dalla situazione in cui lui stesso s'era cacciato bastava far giocare i giocatori nelle posizioni in cui meglio potevano mettere a frutto le loro indubbie capacità. Da quel momento i rossoneri, a parte l'ultima giornata contro il Palermo, non hanno più perso un colpo. Quello che non sta succedendo da inizio campionato invece con i bianconeri, troppo spesso impegnati a cercare di decifrare i compiti assegnati maldestramente loro da Ciro Ferrara o a girovagare senza meta in zone del campo a loro sconosciute (Melo e Diego gli esempi davanti agli di tutti, ma anche in ordine sparso Marchisio, Camoranesi e persino De Ceglie).
D'altronde basta ascoltare le dichiarazioni di Felipe Melo di quest'ultima settimana. Sette giorni che si sono aperti  con lo sfogo in cui si definiva un mediano e non un regista e si sono conclusi con l'intervista di ieri messa in onda da ESPN Brasile e ripresa sempre da Tuttosport, dove il mediano della Selacao (perchè Felipe Melo E' e resta il mediano del Brasile), sparge lodi e ringraziamenti a destra e manca ma, non si sa quanto volontariamente, evita di inserire nella lista dei suoi benefattori tecnico-tattici l'attuale mister juventino. Sarà forse perchè è grazie a Dunga e Prandelli che è cresciuto e divenuto un pilastro dei verde-oro? E non sarà forse che è cresciuto e divenuto quello che è perchè sia il mister viola, che l'ex "cucciolo" pisano lo fanno e facevano giocare nella sua posizione più congeniale?

Bettega nuovo vicedirettore generale della Juventus

C'è la firma. Bettega sarà il nuovo vicedirettore generale della Juventus. A darne conferma e a sancirne l'ufficialità è la stessa società di Corso Galileo Ferraris con un comunicato stampa pubblicato sul proprio sito.
L'ex bomber bianconero avrà "responsabilità su tutta l'area sportiva, con operatività immediata".
Sull'effettiva capacità di Roberto Bettega nel poter risolvere la crisi che attanaglia la squadra di Ferrara ne abbiamo discusso e non è il caso di ritornarci sopra. Quello che traspare di certo è che Monsieur Blanc rimarrà l'unico ad avere vera voce in capitolo, avendo mantenuto le tre cariche più importanti (Presidente, Amministratore Delegato e Direttore Generale). Bettega, dunque, potrà elargire consigli e dispensare pareri, ma proprio questa sua carica di "vice" denota, a mio avviso, la volontà da parte dell'attuale dirigenza di dare una mano di vernice fresca ad una casa pericolante che rimane comunque costruita su fondamenta che stanno, piano piano, sempre più affondando nella palude delle idee confuse e della gestione tecnica inappropriata.
Un contentino ai tifosi quindi, nulla di più. Una finta dimostrazione di voler cambiare le cose, cercando invece in tutti i modi di restare appigliati a scelte di inizio stagione che non vanno ripudiate per non ammettere di aver clamorosamente sbagliato ad affidare una squadra che doveva tornare a vincere a tutti i costi ad un principiante della panchina
Staremo a vedere. Come si dice in questi casi, se son rose fioriranno. Al momento però, nel bouquet di casa Juve, ci sono solo le spine.

Lippi si o Lippi no?

Marcello Lippi oggi ha ribadito come nel 2010, dopo i mondiali, non abbia nessuna intenzione di tornare alla Juventus, nè come allenatore nè tantomeno come Direttore Tecnico.
La pubblica uscita ha del clamoroso vista l'insistenza di voci che assicuravano come il viareggino sarebbe il grande Deus Ex Machina bianconero in questo periodo. Un ruolo da "puparo" che Marcello ha smentito con vigore, anche se ha confermato il ruolo di "consigliere" quando la dirigenza juventina gli chiese lumi su Ferrara in primis e su Cannavaro e Grosso poi.
Al di là di queste affermazioni che non possiamo sapere quanto siano di circostanza, proviamo a ragionare intorno al nome di Marcello Lippi.

Pro Lippi :
  • Sicuramente la juventinità, cosa non da poco in un momento come quello attuale.
  • Ben visto dalla piazza, proprio perchè riconosciuto come juventino D.O.C.
  • Carismatico e vincente.
  • Rapporto schietto con i giocatori , molti dei quali li ha già avuti con se sia nella Juventus che in nazionale.
Contro Lippi :
  • Ingombrante. Sicuramente una figura che ruberebbe la scena a qualsiasi allenatore.
  • Un ruolo mai ricoperto. Va bene l'esperienza, ma dirigenti non ci si inventa dall'oggi al domani.
  • Carattere fumantino e permaloso, non propriamente il massimo per una figura che dovrebbe mantenere i rapporti tra spogliatoio e scrivanie
Detto questo resta da stabilire quanto alla fine sia una figura come quella di Direttore Tecnico a mancare a questa squadra. Personalmente ho espresso le mie perplessità in un post recente, credo che con un allenatore esperto, capace e di polso, un dirigente "tutor" non servirebbe a nulla e comunque non è a luglio che questa Juve deve risolvere i suoi problemi, ma ora. Ed ora c'è un solo modo di risolverli, le dimissioni di Ferrara.

La panchina della Juventus a Nedved?

Secondo l'edizione odierna della Gazzetta dello Sport in caso la crisi che sta attraversando la squadra bianconera dovesse precipitare, sarebbe già pronta una soluzione interna che prevederebbe Pavel Nedved allenatore senza patentino affiancato in panchina dall'attuale tecnico della Primavera Luciano Bruni.
Ora, se vogliamo scherzare ok, ci siamo fatti quattro risate e si ritorna a lavorare, ma se davvero dovesse esser questa la soluzione la cura sarebbe peggio del malanno.
Premessa l'enorme, infinita stima che posso avere per un guerriero come Pavel non credo che con lui in panchina si risolva granchè. Magari potrebbe funzionare come Team Manager, pronto ad "odorare" qualsiasi faccenda di spogliatoio, a tranquillizzare o spronare laddove ce ne fosse bisogno, ad usare il suo indiscusso carisma per tenere compatto e concentrato lo spogliatoio.
Credo che se, finalmente e ripeto finalmente, si dovesse cambiare allenatore, persa l'occasione Mancini e non potendo aspettare giugno per provare ad ingaggiare Gasperini, l'unico nome su cui puntare tutto possa essere Guus Hiddink, esperto uomo di calcio, con polso sufficiente per tenere a bada uno spogliatoio di prime donne, vasta conoscenza tattica ed ottimo gioco.
A nessuno gioverebbe un traghettatore fino alla prossima estate. Ne se fosse un allenatore esperto (Zaccheroni) ne se fosse una soluzione ponte (Nedved). Si rischierebbe davvero di peggiorare la situazione e di ritrovarsi il prossimo luglio a ricominciare da zero con una Juventus fuori da qualsiasi competizione e con la maggior parte della rosa in Sud Africa per i mondiali che comincerebbe la preparazione in ritardo.
Puntare su Hiddink (non sono follemente innamorato dell'olandese, ma lo reputo alle condizioni attuali l'unico obiettivo serio e ragionato) significherebbe dargli un girone intero di vantaggio per conoscere l'ambiente, programmare la prossima campagna acquisti-cessioni (più cessioni che acquisti...) e definire un sistema di gioco, avendo ancora sei mesi a disposizione per farlo assimilare ai giocatori.
Ma bisogna fare in fretta.

Sintesi Juventus - Catania 1-2 17a giornata Serie A

E' Bettega la bacchetta magica?

Il CdA della Juventus, dopo cinque ore di riunione, ha deciso quelle che saranno le linee guida da seguire per poter uscire dalla peggior crisi juventina dai tempi di Maifredi. Due le soluzioni ritenute indispensabili. Reggetevi forte
  1. Ferrara resta, non è in discussione ed è con lui al timone che la zattera bianconera tornerà ad essere un veliero pronto a domare il mare in tempesta della serie A
  2. Bettega rientrerà in società. Non come consulente ma come dirigente
Sul primo punto si è già discusso abbondantemente. Ci è stato detto che la Juventus è ancora terza, se è per questo è stata anche prima o seconda. Dobbiamo aspettare che sia decima per capire che Ferrara va costretto alle dimissioni od esonerato?
Sul secondo punto invece sono parzialmente d'accordo. E' vero che in questo momento chiunque possa portare esperienza di campo è il benvenuto, ma non credo che sia così che si possa aiutare una squadra in difficoltà psicologica.
Oggi sul Corriere dello Sport, il direttore Alessandro Vocalelli ha ben espresso quelli che restano i miei dubbi sulla necessità di avere una figura di raccordo tra squadra e società. Nel suo editoriale ha infatti evidenziato come Napoli e Roma, per esempio, non prevedano nel loro organico dirigenti che facciano da tramite. Nel Napoli addirittura un esperto direttore sportivo come Pier Paolo Marino è stato licenziato in diretta tv.
Nella Roma la mancanza di una figura simile è oramai conclamata e ne le due presidenze brillano per capacità e conoscenze calcistiche, anzi.
Eppure le due compagini esprimono calcio e risultati con rose uguali se non inferiori a quella bianconera.
Cosa hanno invece in comune tra di loro? Un cambio di allenatore in corsa che ha portato una scossa benefica.
Meditate dirigenti, meditate.

Ecco il vero Diego

La Juventus quest'estate ha speso. La Juventus quest'estate ha comprato. Innegabile.
Lo squillo di tromba del mercato estivo bianconero si è avuto con l'acquisto del brasiliano Diego Ribas da Cunha.
Ora, possiamo discutere sul suo inserimento, possiamo discutere sul suo adattamento al calcio nostrano, sul suo adattamento allo stile di vita italiano, perfino sul peso specifico che il suo ruolo può avere nel modulo di gioco scelto, ma per favore non discutiamo le qualità tecniche di questo straordinario talento.
Signore e signori, ecco a voi il vero Diego!

Jukebox Juventus

Anche oggi c'è da registrare l'ennesimo disco rotto in casa juventina. A cantare il solito, stucchevole ritornello è stato questa volta Fabio Cannavaro a margine di una visita all'azienda ospedaliera Monaldi nell'ambito dei progetti "Dottor Sorriso" e "Di onda in onda" sostenuti dalla Fondazione Ferrara-Cannavaro.
Il campione del mondo ha sciorinato la solita sequela di frasi fatte, parole di circostanza e commenti ovvi e scontati.
Parole quali infortunati e sfortuna ci siamo davvero stancati di ascoltarle. Vorremmo vedere finalmente dei fatti, ci basterebbe anche solo notare un accenno di movimento senza palla o qualche basilare uno-due, non chiediamo molto di più per ora, ma evitateci interviste in cui promettete di impegnarvi di più, di canalizzare in campo la rabbia accumulata o di cambiare marcia dalla prossima partita in poi.
Le chiacchiere stanno a zero, come i punti guadagnati nelle ultime tre partite giocate.
Qui le dichiarazioni rilasciate da Cannavaro

A chi il dopo Ferrara?

Chi? E' la domanda che in queste ultime ore più ricorrentemente affolla le conversazioni dei tifosi juventini. Eh già, chi?
Sulle origini del quesito si è già scritto e detto ora dovremmo discutere della risposta. Che sia scontato che serva una scossa è palese. Ferrara non va più difeso, nemmeno in nome del suo glorioso passato bianconero. E' semplicemente immaturo per allenare una squadra come la Juventus.
Il dubbio nasce e cresce quando si tratta di scegliere tra un traghettatore pronto a farsi da parte in estate avendo cercato nel migliore dei modi di limitare i danni di una stagione che rischia di divenire catastrofica e lasciando il posto ad un timoniere a cui affidare il vascello bianconero ed un allenatore che sappia da subito dare un'impronta decisa di gioco, senza guardare in faccia nessuno e rimettendo tutti in discussione da Buffon a Diego, da Cannavaro ad Amauri e Del Piero.
Analizziamo dunque.
Tra i papabili traghettatori l'ultimo nome che è stato riportato dalle agenzie di stampa è quello di Alberto Zaccheroni. Il tecnico romagnolo si è detto disponibile (e ci mancherebbe, anche Mourinho sarebbe disponibile ad allenare la Juve...), ma molto signorilmente ha anche affermato di non essersi offerto e di rispettare il lavoro di Ferrara.
Claudio Gentile è un altro dei nomi accostati al ruolo di traghettatore. Anche lui ha dichiarato che in caso di chiamata risponderebbe presente (e ci mancherebbe anche stavolta...).
Lo stesso farebbero tutti gli altri allenatori a spasso in questo momento, ne siamo certi!
Ma davvero la Juve ha bisogno di un traghettatore?
Certo se la dirigenza si fosse posta questa domanda un paio di settimane fà la risposta sarebbe stata un secco no!
No e non perchè non ce ne sarebbe stato bisogno (si usciva dalla settimana Cagliari, Bayern), ma semplicemente perchè erano a disposizione tecnici seri, preparati, vincenti. Hiddink e Mancini.
Allenatori veri, uomini di campo, creatori e gestori di gruppi di campioni, vincenti e spettacolari, preparati e di lungo corso.
Non se ne fece nulla. Ci si tappò gli occhi (ed anche il naso e le orecchie) e si fece finta di non vedere che la crisi aveva abbracciato la squadra, il gioco, gli uomini e non solo i risultati.
Mancini fece addirittura atto di professione juventina non più tardi di una settimana fà, pur di far capire alla dirigenza che era pronto a calcare i campi di Vinovo e a "sdoganarsi" presso la frangia più ostile della tifoseria bianconera che non gli perdona tutt'ora il fatto di aver allenato l'Inter.
Ingaggio? Forse. Ma credo che i due milioni garantiti a Ranieri nonostante l'esonero e che sono rientrati in cassa dopo l'accordo tra il tecnico testaccino e la Roma, obiettivamente potevano essere reinvestiti sul tecnico di Jesi, che difficilmente si sarebbe lasciato sfuggire l'occasione di allenare la Juve, anche se avrebbe perso qualcosina dal punto di vista economico.
Resta in piedi la candidatura di Hiddink, un poliglotta che ha girato il mondo. Carattere forte, gioco tecnico, palla a terra e velocità, inserimenti negli spazi (vero Ferrara!??). Certo anche lui non costa poco, ma vale il discorso appena fatto per il Mancio.
Qualcuno spergiura di averlo visto a Malpensa, altri che sarebbe stato contattato dalla dirigenza juventina. Il diretto interessato ovviamente smentisce anche se il suo procuratore tiene la porta accostata pronto a spalancarla in caso di seria proposta.
Il tempo che passerà tra farlo firmare per la Juventus e per un altra squadra, demarcherà la differenza tra la volontà di volersi servire di un traghettatore fino a giugno o voler provare a riaddrizzare una stagione che ancora garantisce qualche chance di recupero.
Tutto ciò ovviamente, sempre e solo se Ciro Ferrara finalmente prenda atto della situazione e si dimetta.

Poche idee, ma confuse ed un unica certezza

Sarebbe stato facile iniziare quest'avventura virtuale ad inizio stagione, quando la squadra bianconera viaggiava a vele spiegate sospinta dal vento di quattro vittorie consecutive.
Sarebbe stato ancora più semplice cominciare a scrivere su questo blog durante l'estate scorsa, tra proclami di vittorie e bagni di folla sognante mentre, scorrendo la lista degli acquisti del più dispendioso calcio mercato degli ultimi anni, il petto si gonfiava orgoglioso leggendo i nomi di Diego e di Felipe Melo ed anche Cannavaro, in fin dei conti, veniva metabolizzato da quella parte di tifosi che avevano visto in lui, a torto o ragione, un "traditore".
Sarebbe stato tutto molto più facile e tutto molto più semplice, ma di facile e di semplice non c'è più nulla in questa stagione juventina.
A cominciare dal suo principio.
E forse proprio l'inizio sfolgorante ha tratto in inganno stampa, critica e tifosi. Pronti via ed il campionato mette l'undici di Ciro Ferrara di fronte a due, consecutivi, durissimi impegni entrambi in trasferta e l'Olimpico di Roma diventa già alla seconda e terza giornata un esame definitivo. Tanto si era scritto sull'inesperienza del neo allenatore bianconero e molto si era discusso su quanto, la scelta della dirigenza juventina, fosse figlia della moda Guardiola piuttosto che di un progetto serio e ragionato.
Eppure la Juventus fece dello stadio romano il suo giardino di casa. Il primo match contro i giallorossi allenati da Spalletti (uno dei nomi in lizza per la panchina torinese prima della scelta di Ferrara) finì con una vittoria così netta da sembrare quasi imbarazzante. Diego nuovo fenomeno, Felipe Melo un giocatore essenziale negli equilibri tattici della squadra, Cannavaro in forma mondiale. Riassumendo 1 a 3. Tutto perfetto, anche troppo.
I tifosi si domandavano se davvero questa non fosse la stagione giusta, la stampa lodava la scelta di Ferrara e la critica tesseva le lodi di Alessio Secco e dei 50 milioni di euro spesi nel modo migliore.
Ma c'era ancora la Lazio da affrontare, la Lazio reduce dai trionfi estivi italo-cinesi, la Lazio che aveva già centrato due obiettivi che i bianconeri avevano messo in cima alla loro lista dei desideri. Vincere un trofeo e farlo in faccia all'Inter!
Ma il film recitato al cospetto della squadra biancoazzurra, seppur leggermente rivisitato nella trama e nei protagonisti, partorì il medesimo finale. Vittoria.
Di nuovo applausi, proclami, titoli in prima pagina. Persino il fin ad allora oggetto misterioso Cacères beneficiò degli elogi di tutti, grazie al suo primo gol italiano.
Arrivò il tanto atteso turno di Champions League e portò una leggera brezza contraria. Il Bordeaux non si fece certo intimidire e tornò in Aquitania con un bel punticino in tasca. La Juve ringraziò Buffon e si disse che aveva difettato in personalità, una caratteristica che va di pari passo con la coesione del gruppo e la comunità di intenti che, forse, una squadra rinnovata per sei undicesimi doveva ancora registrare meglio.
Venne il Livorno e nulla, in campionato, mutò. In quel momento niente e nessuno sembravano poter frenare la carica degli undici bianconeri in vetta alla classifica di Serie A. 2 a 0 e tutti a casa. Certo il Livorno aveva fatto la sua partita ed anche bene. Buffon risultò essere, nuovamente, uno dei migliori in campo ma si sa, quando una squadra come la Juve gioca votata all'attacco, qualcosina dietro la si può e la si deve anche rischiare.
La prima partita di campionato che la squadra bianconera non riuscì a vincere coincise paradossalmente con la Juventus più bella della stagione che per gioco, volontà e carattere superò anche quella di Roma sponda giallorossa.
A Marassi, infatti, contro il Genoa di un Gasperini ex con un pizzico di polemica, venne fuori il bel gioco ed un 2 pari che fece spellare le mani a chiunque. In quel momento la Juventus era, con la Sampdoria di un miracoloso Gigi Del Neri, la squadra più ammirata d'Italia.
E qui possiamo anche fermarci. Da questo momento in poi la Juventus imbocca il sentiero di una crisi di cui, a tutt'oggi, non se ne vede la fine ma della quale comincia ad essere evidente la ragione.
Continuando ad analizzare quello che è stato il percorso bianconero in campionato una situazione però risulta evidente e ricorrente, la Juventus ha giocato le sue più belle partite ed ha ottenuto le sue più sfavillanti vittorie contro squadre che, oggi possiamo affermarlo con certezza, incubavano una crisi che in quel momento magari non mostrava sintomi evidenti ma che ne aveva già infettato gioco e spogliatoio.
La Roma di Spalletti, disintegratasi poco dopo. La Lazio di Ballardini che galleggia senza gioco e senza idee sull'orlo della Serie B. La Sampdoria di Del Neri che proprio il 5 a 1 subito a Torino ha contribuito a far divenire una creatura fragile e vulnerabile. L'Atalanta di Conte, una squadra a cui il cambio di allenatore (papabile mister juventino durante l'estate) non ha certo giovato fino ad oggi. Nel mezzo vittoriucole striminzite (Siena e Udinese) e qualche sonoro ceffone (Palermo e soprattutto Napoli). Proprio la squadra partenopea corsara a Torino evidenziò le crepe juventine. Con una sola mossa (Datolo), Mazzarri diede ripetizioni di tattica al neo allenatore juventino che uscì con le ossa rotte dal confronto, incassando un 2 a 3 senza attenuanti nonostante il doppio vantaggio accumulato con i gol di Trezeguet e Giovinco e mostrò i primi limiti della gestione Ferrara.
Una squadra dunque, quella bianconera, in preda ad una profonda crisi d'identità e di conseguenza di idee e di gioco, non di interpreti per cui. No. Felipe Melo e Diego, non sono due bidoni, Cannavaro non è cotto, Amauri è e resta un attaccante formidabile.
Non è ora il momento di attaccare la società, almeno che non si usino le sconfitte per delegittimare i dirigenti e riconsegnare la squadra in mano alla famiglia Agnelli, che sinceramente non si capisce come potrebbe risolvere problemi che vanno individuati in tutt'altra direzione. Non si può discutere chi ha garantito un investimento di 50 milioni di euro senza indebitarsi, ne chi, come Alessio Secco, con quei 50 milioni ha acquistato due fuoriclasse brasiliani, perché di questo trattasi. Felipe Melo è l'indiscusso leader del centrocampo della Selecao, un giocatore che Dunga schiererebbe anche con una gamba sola, per Diego parlano 5 anni di Bundesliga, numeri di alta scuola, gol incredibili, assist al bacio e soprattutto le partite giocate in Champions League ed ex Coppa UEFA contro Inter, Milan ed Udinese. Incontri che lo hanno consacrato anche agli occhi del pubblico italiano e non solo di sponda juventina. Nossignori, non ci sto a sparare nel mucchio. A questa dirigenza manca certamente l'esperienza "del campo" che solo uomini che l'hanno vissuta per anni possono portare e per questo ben venga un Bettega a fare da collante tra uffici e spogliatoi, ma di certo non difettano le idee ed i progetti. Anche e soprattutto di questo vivranno le società di calcio del futuro. Stadio di proprietà, investimenti nel vivaio, marketing saranno le fondamenta su cui costruire la Juventus vincente dei prossimi anni. Le responsabilità vanno individuate e non risiedono nella palazzina di Corso Galileo Ferraris, ne tantomeno negli undici che scendono in campo, almeno non tecnicamente.
Un solo nome va fatto, detto, gridato, urlato. Ciro Ferrara e la sua pessima gestione fatta di troppi cambi di modulo che possono andar si bene nel corso di una singola partita a seconda delle circostanze, ma che se applicati su larga scala alla lunga confondono anche gli interpreti più illustri.
Chi accetta come lui ha accetatto, di guidare una squadra come la Juventus lo fa consapevole di non poter sbagliare, mai. Lo fa dopo aver valutato pro e contro e non solo l'egoistico prestigio di sedersi su quella panchina, lo fa convinto delle proprie idee e certo che tali idee possano sposarsi perfettamente con gli uomini che ha a disposizione. Gli infortuni costituiscono un alibi esile ed esilarante, poichè gli interpreti da mandare in campo sono sempre stati di altissima qualità ed adattissimi al modulo a rombo tanto caro a l'ex secondo di Lippi. Se si è cambiato modulo passando ai tre dietro l'unica punta, con cui tra l'altro si è giocato e vinto bene, allora si doveva avere il coraggio di ammettere che la Juve, questa Juve non poteva giocare con il rombo perchè povera sulle fasce e fragile nel mezzo e passare definitivamente al 4-2-3-1. Non è stato fatto. Si è saltati da un modulo all'altro a seconda di chi era a disposizione e dell'avversario da affrontare, con l'unico risultato di confondere le idee a chi scendeva in campo, esponendo qualcuno a vere e proprie figuracce, creando incomprensioni tra staff e giocatori e malcontento tra i tifosi. Prima che tutto si sfasci, serve un atto di coraggio, una svolta, una scossa. Ferrara deve dimettersi. Questa è l'unica certezza.
Roma docet. Il giocattolo allenato da Spalletti era perfetto. Poi un ingranaggio si ruppe. I tifosi prima che la società, se ne accorsero. Nonostante i dirigenti giallorossi sembravano ciechi di fronte ad una crisi profonda sia di idee che di gioco, la protesta salì di tono e Spalletti, da uomo onesto intellettualmente qual'è rassegnò le dimissioni.
La storia può ripetersi, anche a Torino.